A NIGHT WITH BORDER

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Non ci sono dubbi. Il 2005 sarà ricordato come un anno ricchissimo di concerti di grande risalto in terra italiana. Il battessimo di sangue officiato dal Blood Axis ha dato il via alla stagione concertistica che è proseguita con il festival Tesco tenutosi a Vicenza. E devono ancora svolgersi altri eventi come il clamoroso ritorno dei Throbbing Gristle, senza contare eventuali sorprese nell’immediato futuro (ultima ora: il clamoroso ritorno dei Sutcliffe Jugend a Londra!).

Naturalmente il debutto italiano dei Genocide Organ è stato salutato dagli appassionati della musica industriale come un evento impedibile ed irripetibile. La presenza degli Operation Cleasweep e dei Dernière Volonté è un gradito punto in più e per finire, una location pressoché perfetta in termini di acustica, impianto sonoro e locale, il Totem di Vicenza, teatro di un’ottima performance di Brighter Death Now qualche mese prima.

Gli ingredienti per un festival epocale ci sono praticamente tutti. Ma purtroppo, triste ammetterlo, la serata non è stata quella che speravo. L’incompetenza dell’addetto al mixer ha virato la lancetta nel campo negativo, la resa sonora delle tre bands presenti in cartellone è stata violentata, maltrattata e privata della potenza che simili progetti hanno bisogno per commettere l’ormai proverbiale “spaccare il culo”.

La scuola power electronics di stampo tedesco degli Operation Cleansweep non brilla per incisività, nonostante la buona volontà del duo teutonico, l’assetto suono-immagine del loro live set non verrà ricordato per potenza ed anche l’aspetto abrasivo perde il suo smalto. Gli effetti rumorosi generati dalla lamiera metallica e dalle catene che troneggiano sul palco sono ridotte ad un silenzio fantasma ed anche le voci sembrano provenire da chissà quale oscuro oltretomba. La confusione generale diventa più concreta con il video proiettato sul telone in fondo al palco. Povero di luce, sfocato fino all’eccesso ed incomprensibile. L’apporto grafico per simile perfomances è fondamentale, la visibilità del video clip è stata un’ulteriore handicap del concerto d’apertura che, conti alla mano, risulterà alla fine piuttosto deludente. E pensare che il sound check è stato più brillante per potenza e resa sonora complessiva!

Ho già assistito a due performances dal vivo dei francesi Dernière Volonté e nonostante la staticità del live, Geoffroy e Pierre sono sempre riusciti a donarci buoni momenti di musica, tra ritmi militari, romanticismo e sonorità d’annata. Una velata componente omo-erotica è amplificata ulteriormente dai guanti in pelle nera del bravo percussionista, mentre Geoffroy ha il predominio delle liriche e di qualche isolato set percussivo. Purtroppo anche nel caso della band d’Oltralpe, il sound è stato massacrato dal lavoro di missaggio, risultando alla fine il peggior concerto dell’intera serata veneta. Al contrario di Operation Cleansweep, il volume è perfetto ma è da attribuirsi alla sola base, i frenetici tamburi di Pierre e tutto il set vocale risentono di bassi volumi ed anche fuori tempo! In poche parole, una cacofonia di suoni. Solo nella seconda parte del concerto, il lavoro di gestione del fonico ha ricominciato a vivere ma tutto sommato, il sound è rimasto su livelli piuttosto mediocri. A questo punto la buona volontà del duo, con conseguenti discussioni in diretta con il banco della regia, di proseguire per ben 80 minuti il concerto non sono serviti a rialzare il giudizio finale che non supera la sufficienza. Inclassificabili le inedite proposte, posso solo affermare che la vena pop sarà un aspetto predominante per le pubblicazioni future.

A questo punto l’attesa è tutta affidata al fenomeno targato Tesco ma date le premesse c’è molto da sperare che Klaus e company diano il botto che faccia risollevare una serata sfortunatamente negativa. L’allestimento del palco coperto da un’impenetrabile telo rosso ruba parecchi minuti allo staff, segno che la preparazione del palco richiede un lavoro lungo e meticoloso. Com’era ovvio, pochi minuti prima dell’apertura del sipario siamo già nelle vicinanze del palco per assaporare appieno la furia distruttiva del combo teutonico e l’assetto da guerra usato dai Genocide Organ è spiazzante. Wilhelm Herich e Brigant Moloch sulle prime file davanti a due bidoni petroliferi, Doc M. Riot e D.A.X. trincerati su una fitta strumentazione sulle retrovie. Tutti quanti con minacciose maschere anti-gelo, camicie verdi tedesche con toppa made in Mannheim e sguardo d’acciaio rivolto al pubblico. I roventi battiti di “Industrial Strife” ci vengono schiaffati in volto senza avere l’impatto violento di un volume sufficientemente elevato. Rimpiango l’effetto che una simile traccia così oppressiva e glaciale poteva avere con un assetto più corposo e pieno. Wilhelm Herich e Brigant Moloch raschiano il fondo dei bidoni ma i suoni generati si sentono davvero a malapena. Chi c’era nelle prime file avrà senz’altro notato la strana espressione del front-man degli Anenzephalia, sembrava quasi che si stesse chiedendo il motivo della sua presenza. E tanto per cambiare, la voce del brigante viene microfonata a tratti con pessimi risultati. Sono condizioni che hanno ammazzato il morale della band teutonica, la furia distruttiva del combo è appena accennata. La track list che la macchina da guerra tedesca ci propone in questo primo sbarco italiano (e si spera non ultimo, ma dopo questa occasione ho dei seri dubbi su una seconda perfomance…) è incentrato principalmente sull’ultimo capolavoro “In-Konflikt” ma non mancano vecchi classici come “Vive la guerre”. Ascoltata sul monumentale “Remember” è travolgente il crescendo abrasivo e martellante, con il merdoso lavoro di missaggio l’impatto di una song piena di spirito indomito ed impetuoso viene tutta spedita chissà dove, senza scomodare particolari anatomici… Con “White Power Forces” Klaus cerca di dare il meglio di sè con una prova vocale non indifferente, “Conditio Humana” è un esempio piuttosto atipico della discografia che mette in mostra un’inusuale linea ‘melodica’, molto simile ad alcune cose più recenti dei loro connazionali Haus Arafna. Il live dura poco, meno di quanto ci aspettavamo, a nulla sono valse le pretese di numerosi fans che hanno richiesto a gran voce un bis ma Klaus è irremovibile, il concerto è finito, lo mostra a chiari lettere con una leggera delusione nascosta a tratti.

Conti alla mano, il concerto dei Genocide Organ è stato decisamente il meglio del lotto ma è stato comunque insufficiente, maltrattato dal solito tecnico, triste pensare che un evento atteso ormai da molti mesi viene rivoltato e stravolto da una singola persona. Sempre più difficile trovare gente professionale che riesca a dare un contegno dignitoso a simili sonorità. Dopo l’ultimo Congresso Industriale è toccato alla serata Tesco a Vicenza.

Una notte senza limiti? Purtroppo no. Di limiti ce n’erano fin troppi.