BREAK YOUR FACE

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Con largo anticipo veniamo a sapere che il primo ottobre nella grigia Londra si svolgerà un festival ad alto tasso di elettronica omicida, un evento impossibile da saltare per chi si ciba di pane e power-electronics ed il programma è quanto di rumoroso e violento che l'odierna scena di oltre oceano ci offre al giorno d'oggi. L'esperienza dell'Hagshadow ha ben pensato di sconvolgere i nostri padiglioni auricolari con 6 power-acts di provata fama, addirittura 4 dalle Americhe senza dimenticare gli special-guests scandinavi per la sola data londinese che rispondono al nome di Grunt e Cloama. E gli altri? Da paura. Slogun, Sickness, Control e SKM-ETR. Tappi industriali color arancio e un poco di coraggio a portata di mano e siamo al Red Rose, storico locale e sede ufficiale dell'attivissima Gaya. Senza trascurare naturalmente le stranezze e le meraviglie che la capitale albionica offre agli occhi spaesati di chi giunge per la prima volta in un luogo dove caos e sofferenza umana vivono incontrastati. Una debole pioggia ci accoglie a Finsbury park dove risiede la sede del festival denominato “Break Your Face”. L'accoglienza è quanto di meglio ci aspettavamo, Chris mente e tatuaggi di SKM-ETR è un vulcano di battute ed anche gli altri noisers americani non sono da meno quanto a simpatia e disponibilità, mentre sorprende la notevole stazza di mr. Balistreri, un uomo che farebbe concorrenza ai numerosi grattacieli della sua amata/odiata Brooklyn.

Anche la gente accorsa per la serata è abbastanza sorprendente, solo 60 o forse 70 presenze popolano l'oscuro locale, sarà il tour in contemporanea dei Psychic TV o paura e delirio a rumorelandia? Poco importa, siamo qui per assistere a dei concerti non per fare statistiche. Naturalmente l'impegno dell'apertura spetta a SKM-ETR, il più giovane dell'intera crew ma già salito agli onori della cronaca per alcuni CDr di distribuzione totally underground e per festeggiare l'evento è stato presentato anche il nuovo nonché primo full-lenght per la già collaudata coppia Stridulum/Eibon Records (nonché miei instancabili compagni di viaggio). Chris non nasconde le sue influenze hip-hop sfoggiando una t-shirt de Ill Bill, rapper bianco politicamente scorretto ed il succitato nuovo CD “The Rugged Meat Cleaver” mostra liriche dalle cadenze hip-hop ed il pezzo realizzato con John di Slogun è infatti puro stile rap violento ed urbano. Con fare possente ed immobile ha inizio la messa in scena della BFI law, suoni aspri e liriche violenti contro la feccia che popolano i luoghi pubblici delle metropoli. Il suono non è potentissimo ed ammetto che un volume più alto avrebbe donato allo show un aria più malsana e degradata. Decibel a parte, nel buio più totale SKM-ETR ci schiaffa in faccia la sua visione a base di noise, melodie apocalittiche (Sainthood) e testi violenti nella forma e soprattutto nella sostanza. Il breve live riflette fedelmente quello già intravisto nel grezzo DVDr uscito in poche decine di copie per BFI, granitico e massiccio. Ammetto che un'esibizione più dinamica avrebbe donato all'intero live un brio più spigoloso e più coinvolgente ma le premesse per una crescita esponenziale ci sono e tutte. Enjoy the BFI law!

Sickness è il secondo ad esibirsi sul palco del Red Rose e personalmente attendevo con ansia il noise frenetico e pirotecnico di Chris Goudreau, a mio avviso il miglior progetto noise a stelle e strisce, mi è sembrato piuttosto riduttivo inserirlo nel genere power electronics anche se non lesina riferimenti piuttosto marcati al genere. Con t-shirt rossa ed una marea di strumentazione elettronica ad alto voltaggio omicida, Sickness parte con il suo set esasperante e violentissimo come mai visto su un palco. La perfomance è agitata, nervosa, rasenta i limiti della pazzia, Chris si divincola, scuote la sua strumentazione, la violenta e... nella furia uno dei tanti cavetti si stacca e porta il già visibile (e necessario) nervosismo di Sickness al suo estremo, tanto che afferra un mixer e lo scaglia violentemente per terra dopo aver lasciato improvvisamente il palco tra lo stupore generale del pubblico. Un vero peccato!

L'enorme telo bianco del Red Rose trasmette immagini risalenti alla WWII e precisamente le terre innevate del Don fanno sfondo al concerto del finnico Cloama. Le sonorità cambiano decisamente strada ed atmosfera a favore di una power-electronics di stampo europeo, destinata a fare da contorno a tematiche belliche e pregne di disperazione umana, death-ambient sulla falsariga dello split con Grunt uscito su Freak Animal. Non eccelso nella sua piatta esecuzione, il suo concerto prosegue piuttosto stancamente e regalando poche pillole emotive.

Forte di una discografia dignitosa e di una presenza piuttosto appariscente dovuta dai suoi numerosi tattoo e dai suoi voluminosi piercings, sale sul palco un vero chirurgo del rumore, Thomas Garrison in arte Control. Il musicista di Santa Cruz è magistrale nel tessere colate di rumore, vocals sfumate fino all'inverosimile e samples infuocati, tutto è messo insieme con fare intelligente e cinico, un vero specialista capace di costituire davanti a se un muro del suono impenetrabile e incrollabile. “Removal” apre il live che si dimostrerà anche il più lungo di tutti i set della serata londinese, ed aggiungo anche il migliore della piazza. Thomas ce la mette tutta per mostrare il suo mondo violento, pornografico ed estremo, strati di rumore che si sovrappongono tra loro fino a trasformarsi in un unico blocco monolitico. Mr. Garrison alterna fredde e cliniche modificazioni sonore a sfuriate vocali che portano allo sfinimento la sua presenza fisica, ma alla fine la soddisfazione globale è ben evidente nel suo largo sorriso e nel sudore che imperla il suo volto. Il migliore, d'impatto, violento e cerebrale!

La prossima perfomance vede in scena uno dei più noti e seguiti progetti power-electronics, Grunt di Mikko Aspa mente anche di Freak Animal, Clinic of Torture e Nicole 12 ed in parte di Degenerate. Curioso di assistere al suo concerto dopo lo sdegno provocato in occasione del festival in terra statunitense, Grunt ci ha offerto dell'interessante industrial cattivo e controllato e come ciliegina sulla torta un video che farà discutere non poco. La vena misogina del progetto finnico è nota a tutti e le proiezioni amatoriali sono lì a dimostrarlo in tutta la sua carica provocatoria. Unito al sound puramente scandinavo ed alla violenza che Grunt riserva ad una lamiera arrugginita e contorta, il concerto si manifesta ricco di sfumature ora malvagie ed ora più ambientali ma sempre pervase da un aspetto violento e claustrofobico. Il denso strato di grigio sound viene alternato da stridenti e disturbanti distorsioni provocate dal folle sfregamento del microfono sull'arrugginita lamiera. Promosso!

E finalmente giunse il momento tanto atteso da un pò tutti i presenti accorsi al Red Rose, il più convinto sostenitore della filosofia “Fuck the World”, Slogun. Come nei precedenti concerti di John Balistreri, la line-up è composta da Shane e Sasha dietro il bancone e John alla voce mentre Chris Goudreau è accosciato immobile sul palco. Mentre parte una lunga ed ossessiva traccia di ambient marcia ed insanguinata, John cammina senza sosta, urta debolmente qualcuno come se fosse perso in una valle di lacrime rabbiose. I secondi scorrono ed il ragazzone di Brooklyn aumenta il passo battendo furiosamente i pugni e la sua rabbia a lungo repressa viene sfogata con un'unica e potente spinta che scuote una manciata del pubblico, il sottoscritto compreso. John rimane nervosamente sotto il palco, tra il pubblico, parla, grida e declama le sue parole violente, accusa, punta il dito e giudica mentre il tappeto sonoro prosegue impietrito nel suo marciume incolore sotto gli sguardi duri dei due noisers. Il sound cresce in potenza ed in atmosfera e mr. Slogun sale sul palco per fare spazio ai suoi compagni di viaggio sotto il palco, confusi tra il pubblico. Sickness, SKM-ETR, Control e Shane danno sfogo alla loro voce, sputando liriche inviperite e rabbiose, una jam session vocale totalmente sostenuta dai più alti sostenitori della scena power-electronics di oltre oceano. Un'unica traccia intrisa di morbosa violenza, Slogun sorprende tutti ed in special modo chi si aspettava uno show pregno di True Crime Electronics, ma anche in questa occasione la cultura violenta ed urbana di Balistreri non ha mancato il suo consueto appuntamento con l'estrema strada infangata del suono.

Intanto come fuori programma ci attende una collaborazione sul palco tra i due finnici, Grunt e Cloama e come special guest un'inviperita Gaya ANTIchildLEAGUE. I due Scandinavian (Leather?) boys sono senza maglietta con la panzetta bene in vista e su un sound percussivo si picchiano amichevolmente mentre Gaya sputa liriche schizzate e maliziose con sguardi diretti e magnetici e giochi erotici mimati con il microfono e c'è anche spazio per una fugace apparizione di Peter/L-white già in forza con i Sektion B. Jam di breve durata che diventa ulteriormente più corta a causa di un orario ormai proibitivo ed orientato sulla strada dell'albergo in attesa di un'altra giornata spesa tra roads, streets e paradisi perduti come l'impressionante Forbidden Planet. Ed il ritorno a casa è all'insegna di luci nel profondo della notte, Joe Lansdale e reliquie di cinica Apocalypse Culture...